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Amara che poco

di Rosa Cavadi 
La città di Roma ieri era tappezzate dalle bellissime immagini e, sottolineo “bellissime”, di una ragazza  “amara che poco è più morte, vestita solo dalle sue  ossa e da una pelle raggrinzita, con uno sguardo opaco perduto nel vuoto che, in mezzo ad altre innumerevoli immagini pubblicitarie, reclamizzava se stessa e la sua condizione di anoressica!
L’intenzione dell’artista, il fotografo ed esperto di comunicazione mediatica: O.Toscani, famoso per il fisiologico, quanto, a volte, strumentale  anticonformismo, era certamente quella di mostrare, senza veli i danni  di questa malattia, a scopo sicuramente educativo…..ma questa volta penso che non ci sia riuscito, e che anzi abbia sbagliato!
Toscani, infatti, non può disconoscere la plurivalenza dei messaggi affidati alle immagini, che, se da una parte informano in modo incisivo ed immediato, dall’altra, proprio per questo, s’impongono in sè per il loro significato letterale, diventando modelli da imitare.
E non può non sapere che l’ immagine di una donna anoressica, per quanto possa destare ribrezzo e servire da deterrente, è pur sempre una stigmatizzazione visiva che,
nella,sua essenza specifica, può spingere
 all’emulazione, specialmente, se riuscita artisticamente, se bella secondo i canoni estetici.
In precedenti campagne a favore dei negri, degli omosessuali, e dei diversi, in genere, Toscani ha usato  il doppio messaggio contenuto nelle sue foto, quello nascosto, informativo educativo( es. la mano nera che s’intreccia con quella bianca che diventa, immediatamente, messaggio di tolleranza) con  quello visivo che spingeva all’emulazione, si armonizzavano alla perfezione.
Si nobilitava, anche, in qualche modo, la pubblicità insita in dette campagne per l’acquisto di certe magliette o di certi jeans, perchè, in fondo,era vero che detta pubblicità strumentalizzava la tolleranza…..ma era anche vero che contrbuiva a diffonderlala.
Ma in questo caso le cose sono diverse! Perchè il modello dell’ anoressica di Toscani dovrebbe servire, non ad affermare se stesso come quello del nero, del gay o del diversamente abile, ma a  negare se stesso, secondo una logica “ad contrarium” che nasconde arguti, ma arzigogolati concettismi assulutamente avulsi dai processi della comunicazione di massa, affidati all’immagine!
L’immagine, infatti, penetrando profondamente nella mente umana, rompe la rete razionale di contenimento delle pulsioni interiori, e lascia affiorare  quelle più inconscie, contraddittorie, ed imprevedibili.
Non si possono affidare alle immagini messaggi che richiedano ragionamenti, riflessioni esclusivamente razionali,
perchè se si affonda nell’inconscio, lì la ragione non c’è e può accadere di tutto…
In questo caso, può accadere che una campagna, nata per combattere l’anorressia, si trasformi in un boomerang!
Penso a tutte quelle ragazze che,di fronte alla pietosa immagine di questa modella anoressica, proprio perchè quella vista pesca nel loro inconscio, hanno potuto sentire legittimata, accettata e rclamizzata questa tremenda malattia e ,proprio per questo,  avvertito il fascino di una “cupio dissolvi”, sempre in agguato nelle persone deboli.
E non  facciamo appello all’arte e la libertà espressiva, per favore!.
Qui le cose sono molto più serie, gravi e rischiose.
Qui, per vendere quattro magliette….e non, si strumentalizzano anche le pulsioni di morte, senza nessun rispetto della persona umana!
Una mia alunna che ha visto il manifesto e, con la quale ho affrontato il problema a scuola, mi ha detto: non è meglio tornare , per fini pubblicitari, alle tette e ai culi?
No comment
Baci Rosa

(origine dell’immagine: pigmotel)


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